Ci sono momenti nella vita in cui ci si sente come "un pesce fuor d'acqua", momenti in cui l'aria stessa sembra mancare e ogni respiro è una lotta. La poesia "Gli Ultimi Sospiri" ci porta esattamente in questo punto di rottura. Non è solo la descrizione di un'angoscia, ma la cronaca di una vera e propria asfissia dell'anima, dove l'ansia "prosciuga l'animo di beltà" e persino la pioggia, simbolo di vita, diventa una forza ostile che "impicca il respiro".
Il cuore del testo è un'analisi spietata di un dolore che è sia interiore che esteriore. La sofferenza non è solo subita, ma alimentata da un tormento personale: "L'amore mio stridente ciondola per le memorie che mi rinfaccio". È un'immagine potentissima: un amore che non è armonioso ma dissonante, che penzola inerte, appeso al patibolo dei rimpianti e delle colpe. È la rappresentazione di un'anima intrappolata tra un presente soffocante e un passato che non dà tregua.
Ma proprio quando tutto sembra perduto, la poesia compie una svolta rivoluzionaria. Questi non sono i sospiri della morte, ma gli ultimi spasmi prima di una scelta. Con una lucidità folgorante, il poeta dichiara: "la morte della paura mia sarà la rinascita dell’accettazione". È questo il vero culmine della poesia: un atto di volontà suprema, la decisione di uccidere la paura per far nascere qualcosa di nuovo. E da questa accettazione, "con coraggio", può finalmente germogliare un rinnovato "amore per la vita". La poesia diventa così un potentissimo inno alla resilienza, un promemoria che a volte, per poter tornare a respirare, dobbiamo prima lasciar morire una parte di noi.
Poesia:
Gli Ultimi Sospiri
Come un pesce fuor d’acqua
L’ansimare prosciuga l’animo di beltà
E tuonante la pioggia mi impicca il respiro
L’amore mio stridente ciondola per le memorie che mi rinfaccio
E adesso la morte della paura mia sarà la rinascita dell’accettazione
E con coraggio rinascerà l’amore per la vita
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