Ci sono poesie che non hanno bisogno di parole per riempire la pagina, ma di silenzio per far risuonare il pensiero. Questo componimento, intitolato "Haiku" per la sua essenza distillata, è una di queste. Ci conduce in un luogo primordiale, il "nulla", che nella nostra mente è spesso associato al vuoto e alla paura. Ma qui, il poeta non subisce il nulla: ci gioca. È un'affermazione di una libertà radicale, la capacità di trovare un'attività creativa anche nell'assenza di tutto.
Il cuore di questo testo è un atto di trasmutazione alchemica. Il "gioco con il nulla" è un paradosso potentissimo: è la descrizione di una mente che non ha bisogno di stimoli esterni per esistere, ma che trova nella propria essenza la fonte di ogni possibilità. Non è un atto di disperazione, ma di pura autosufficienza. È lo stato di chi ha superato la paura del vuoto e ha imparato a danzare con esso, a trasformare l'assenza in un campo da gioco per l'immaginazione.
Ma è il verso finale, una domanda secca e folgorante, a rivelare la vera natura di questo luogo: "Non spazio?". Con questa domanda, la poesia compie un salto quantico. Il "nulla", che percepivamo come una negazione, viene riconsiderato. Forse non è un'assenza, ma una presenza diversa: è lo "spazio" puro, la condizione di possibilità infinita, il vuoto necessario perché qualcosa possa esistere. L'haiku non ci dà una risposta, ma ci lascia con una domanda che espande la nostra coscienza, invitandoci a riconsiderare ogni vuoto che incontriamo, dentro e fuori di noi.
Poesia:
Haiku
Nel nulla gioco con il nulla
Non spazio?
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