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Olocene

Introduzione:


L'Olocene è l'epoca geologica in cui viviamo, l'era dell'uomo. Ma cosa significa abitare questo tempo? La poesia "Olocene" esplora questa domanda non con dati scientifici, ma con un'indagine profonda dell'anima. Il testo ci presenta un paesaggio aspro e pieno di contraddizioni, metafora di una condizione umana perennemente in bilico: una "travaglia di finitezza" che ci spinge a una "ricerca continua di vivanda", un nutrimento che non è solo fisico, ma soprattutto spirituale.

Il cuore della poesia è un potente gioco di contrasti che dipinge un mondo di scarsità apparente. Un "colle ancor vestito / di poca abbondanza", dove al posto di un fiore si trova "sol e solo sterpaglia". Eppure, questo mondo arido è inondato da un "sole in abbondanza" e da un "freddo arido in dovizia". È il paradosso della nostra era: siamo circondati da un "eccesso" che è diventato "il motore" della nostra esistenza, ma dentro proviamo un senso di vuoto e di aridità. In questo deserto, però, persiste un impulso vitale: quello di "lumare l'amore / Per dare la luce", una passione nascosta sotto la superficie, "da scoprire".

La conclusione della poesia è una riflessione malinconica e profondamente attuale. La vera lucidità, "il pensier balena", arriva solo nel silenzio della notte, lontano dal frastuono dell'eccesso. Emerge così il desiderio di una "quiete d'un deserto", di un ritorno a una semplicità essenziale. Ma questo ritorno è carico di incertezza. Il deserto "pian pian ritorna", ma subito dopo il poeta aggiunge, con una lucidità quasi dolorosa, "E forse mai tornerà". È il dubbio che ci definisce: aneliamo a una pace che forse abbiamo reso irraggiungibile, sospesi in un'epoca di abbondanza che ci ha lasciato più affamati che mai.


Poesia:

Olocene

Travuglia di finitezza
Alla ricerca vianda

Ricerca continua di vivanda
Tra'l mar e la montagna

Un colle ancor vestito
Di poca abbondanza

Ma tante spine
Escluse dal mondo

Per un fiore o bocciolo
Sol e solo sterpaglia

Sole in abbondanza
Freddo arido in dovizia

Come le piante stesse
In filza

A lumare l'amore
Per dare la luce

Un niente di scogli
In superficie

Ancora passione
Da scoprire

Sol adesso
In questo millennio

L'eccesso è la profusione
È il motore

E ove la notte, la Luna frastaglia
Sol lì il pensier balena

Quiete d'un deserto
Che tanto voluto pian pian ritorna

E forse mai tornerà

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