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Senza titolo

Introduzione:


A volte, i momenti che ci cambiano per sempre non sono fragorosi, ma silenziosi come un capo chino su una radura. Questa poesia, "Senza titolo", ci porta in uno di questi istanti di quiete assoluta, dove un gesto semplice – cogliere "un rosso fiore", l'unico in una vasta pianura – diventa il catalizzatore di una profonda e irrevocabile trasformazione interiore. È il racconto di un'epifania che non porta alla gioia, ma a una lucidità quasi dolorosa.

Il cuore del testo è un incontro con una bellezza pura e inaspettata. Il fiore, unico e vibrante, colpisce il poeta non per la sua passione (il rosso), ma per il suo "candore", la sua innocenza. Questa visione disarmante provoca una reazione involontaria e profonda: "una lacrima cola dal viso". Ma questa non è una lacrima qualunque. La poesia la eleva a simbolo potentissimo con il suo verso finale, una metafora che sigilla l'intero componimento: la lacrima è "cera che sigilla il mio riso".

Questa immagine finale è tanto folgorante quanto straziante. La lacrima non è un semplice sfogo di tristezza, ma un sigillo. È l'atto finale che chiude un'era, che mette fine alla possibilità della gioia, del riso. Il momento di massima bellezza e purezza coincide con la morte della spensieratezza. La poesia diventa così una meditazione sulla natura agrodolce della vita, un promemoria che alcune delle esperienze più profonde sono quelle che, pur riempiendoci gli occhi di bellezza, ci lasciano con un sorriso sigillato per sempre.


Poesia:

Senza titolo

Chino il capo sulla radura
colgo un rosso fiore 
l’unico in questa pianura 

colto dal candore 
una lacrima cola dal viso 
cera che sigilla il mio riso

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